Tempi moderni. Tra Pasolini, Saviano e Maria de Filippi.

 

Beati coloro che non hanno l’opportunità di ascoltare i monologhi di Saviano. Lo so, detta così suona male…politicamente non corretta…pare il corsivo un pelo irridente e corrosivo di un commentatore di Libero o de il Giornale…non è così, non vuol essere così e mi spiego. Allora, saranno i tempi moderni, sarà l’imbarbarimento del nostro quotidiano e  – di riflesso – della sua produzione culturale ma oggi, in Italia, abbiamo un giornalista d’inchiesta – Saviano – che ha pubblicato un libro in cui l’inchiesta ed il romanzo si rincorrono ed ecco il prodotto Gomorra. Buon prodotto, lavoro degno e persino godibile. Se non ci fosse stato, poi, un cortocircuito nel mercato culturale. Il libro di Saviano, testo in cui la denuncia sociale, l’invettiva culturale e il grido di dolore dell’onesto scrittore campano sono stati abilmente trasfigurati nell’assoluto della letteratura e nel capolavoro dei tempi moderni. Alzi la mano chi ricorda un componimento in metrica di Saviano, un racconto che sfugga al rito stanco di parlare addosso a se stesso. Al suo personaggio. Ecco, un bravo e onesto giornalista d’inchiesta – Saviano – per i tempi moderni e assurto al ruolo di maître à penser de noantri. Su L’Espresso ha preso il posto lasciato dal de cuius Giorgio Bocca, curandone la fu rubrica…per il culturame della pop sinistra si è trasfigurato in novello Pasolini. Orrore e obbrobrio. Il ruolo e l’impegno civile degli intellettuali nella società odierna è quantomai necessario…ruolo a cui molti hanno abdicato…ma di intellettuali, non – non solo -di Saviano. Ah, adesso pontificherà dal pulpito televisivo di Maria de Filippi. Sabato sera. E allora come non ricordare PPP e la critica alla televisione come medium di massa, riflessione pungente e quantomai profetica e azzeccata. Ecco, sabato avvertirò ancora più forte l’assenza di Pier Paolo Pasolini. 

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